L’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano spicca per le attività volte a garantire il diritto alla salute riproduttiva delle donne. Alle procedure standard della ginecologia e ostetricia se ne affiancano infatti altre che non incontriamo in altri centri. Lo chiamano “l’ospedale degli aborti”, ma è anche l’ospedale della prevenzione e dell’ascolto.
Ecco alcune tra le peculiarità dell’Ospedale in rapporto al tema della nostra inchiesta:
- Dal 2006 il Centro salute e ascolto per donne immigrate e loro bambini, un servizio in convenzione con la cooperativa di mediatrici culturali Crinali. Una équipe multidisciplinare è in grado di accogliere i bisogni di salute in un territorio ad alta concentrazione di persone di altre culture.
- Alle donne che chiedono l’interruzione volontaria di gravidanza propone l’inserimento della IUD, la “spirale”, alla conclusione stessa dell’intervento, in modo da garantire la copertura contraccettiva per il futuro e prevenire la recidiva dell’aborto. Le spese sia del dispositivo intra-uterino che dell’inserimento in utero sono a carico dell’ospedale.
- Che ci risulti, è l’unico ospedale in Italia ad offrire un momento di condivisione e ascolto alle donne immediatamente successivo all’interruzione volontaria di gravidanza. Si tratta dei gruppi post-IVG
Questa attenzione particolare è eredità di Mauro Buscaglia, medico in prima linea nella difesa del diritto alla salute riproduttiva delle donne. Buscaglia è scomparso nel 2012, ma non i servizi nati nel periodo in cui è stato primario di ginecologia e ostetricia al San Carlo. A ricoprire questo ruolo è oggi Paolo Guarnerio. A lui, ginecologo obiettore di coscienza che dichiara di fare applicare la legge, va la grande responsabilità di non disperdere queste esperienze.
Il San Carlo si conferma come centro ospedaliero dove le donne ricevono assistenza adeguata sia nella decisione di proseguire la gravidanza che nella decisione di interromperla. Eppure anche qui si fa sentire il dato comune a tutto il territorio nazionale e cioè l’aumento dell’obiezione di coscienza nel personale medico. Le operatrici che garantiscono l’applicazione della legge manifestano infatti un disagio in rapporto al carico di lavoro. Sono 4 medici su 12 a svolgere tutti i passaggi della procedura, dalla redazione della cartella clinica fino all’intervento in sala operatoria, per una media di 20-25 interventi a settimana tra chirurgici e farmacologici. La dirigenza, da parte sua, dichiara di non avere ricevuto i segnali di questo disagio.
Le interviste che abbiamo realizzato al San Carlo:
- La dottoressa Parvaneh Hassibi, ginecologa e responsabile del Centro salute ascolto per donne immigrate e dei gruppi di ascolto post-IVG, spiega come sono nati questi servizi e qual è la situazione tra i medici che garantiscono l’applicazione della legge 194
- La dottoressa Claudia Parravicini è psicologa e ha condotto insieme alla mediatrice culturale di Crinali i gruppi di ascolto post-IVG dal 2006 al 2014. A lei abbiamo chiesto dettagli sul funzionamento dei gruppi, un’analisi dei dati, dei temi, delle emozioni ricorrenti negli incontri con le 4629 donne che vi hanno partecipato nello stesso arco di tempo.
- Abbiamo anche cercato di capire come funzionano le procedure relative all’applicazione della legge 194 in un’intervista congiunta con la dottoressa Emanuela Marinello, direttrice sanitaria dell’Ospedale San Carlo e con il dottor Paolo Guarnerio, direttore dell’Unità complessa di ginecologia ed ostetricia. A loro abbiamo chiesto anche perché le donne che chiedono un’interruzione di gravidanza si trovino ad attendere il loro turno in un corridoio e perché gli orari dell’ambulatorio per la prenotazione dell’intervento non siano segnalati sul sito. La direzione ha inoltre fornito i dati sull’andamento sugli ultimi anni delle interruzioni volontarie di gravidanza e sugli aborti spontanei.
@Ele_Cirant
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